Il rapporto mostra “il buon posizionamento internazionale dei risultati complessivi della ricerca dei nostri docenti e ricercatori, nonostante la progressiva diminuzione dei fondi accessibili alla ricerca scientifica di base e umanistica” nonché “la capacità complessiva del sistema italiano di erogare una didattica di qualità, nonostante l’alto rapporto studenti/docenti, con una spesa pro-capite relativamente contenuta”.Smentisce, ancora una volta, la rappresentazione si un sistema universitario inefficiente, costoso e corrotto. Evidenza come l’assenza di politiche di finanziamento e di reclutamento, e l’assenza di una visione strategica sul ruolo della ricerca e dell’istruzione universitaria nel nostro paese sta rapidamente deteriorando uno dei punti di forza del nostro paese. Sancisce il fallimento della cosiddetta “Legge Gelmini”, con la progressiva riduzione del corpo docente (in particolare dei nuovi ricercatori ormai a tempo determinato) e del personale tecnico e amministrativo, la “maggior incertezza” nelle prospettive di carriera dei più giovani tra gli studiosi italiani, il tracollo del sistema del diritto allo studio. L’acuirsi dei divari territoriali e tra atenei. “Senza un aumento complessivo delle risorse … e una maggiore diversificazione dell’offerta appare difficile conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 e si rischia di rimanere lontani dagli altri paesi europei, che si prefiggono di investire il 3 per cento del PIL nella ricerca (a fronte del nostro obiettivo dell’1,5 per cento) e di conseguire una quota pari al 40 per cento di giovani con titolo di formazione terziaria (contro il nostro 26 per cento)”…continua
Pubblicata la sintesi del Rapporto 2014-216 sullo stato del sistema universitario e della ricerca
RELATED ARTICLES