Gli auguri del segretario generale della Cgil è anche l’occasione per ricordare che è chi lavora a produrre ricchezza e che, in quanto tale, non solo deve essere rispettato e tutelato ma deve ottenere il riconoscimento che gli spetta
“Il Primo Maggio del 1886 a Chicago venne proclamato uno sciopero per portare a otto ore la giornata lavorativa. Qualche anno dopo quell’obiettivo divenne l’obiettivo di tutti coloro che lavoravano nel mondo e, da allora, il Primo Maggio è la giornata internazionale di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici”. Inizia dalle radici della festa il messaggio con il quale Maurizio Landini celebra la giornata ricordando però che “quest’anno stiamo facendo i conti con una pandemia che sta colpendo tutti coloro che lavorano ovunque nel mondo, una pandemia che sta aumentando le diseguaglianze, che sta facendo emergere un modello di sviluppo sbagliato che in questi anni ha svalorizzato il lavoro, sfruttato l’ambiente e che oggi mostra tutta la sua debolezza”.
Per il segretario generale della Cgil è proprio per questo che l’appuntamento di quest’anno “non è un Primo maggio normale, non è semplicemente una festa: quest’anno il Primo maggio è una giornata di mobilitazione e di lotta perché noi vogliamo rimettere al centro il lavoro, la sua capacità di cambiare le cose, la sua capacità di curare il Paese e le persone. In questi anni – prosegue Landini – il lavoro è stato svalorizzato, anzi era quasi sparito, mentre si sta dimostrando che proprio il lavoro manuale, il lavoro essenziale delle persone, è quello che ci mette nelle condizioni di sconfiggere il virus. Allo stesso tempo, rivendichiamo la necessità di riconoscere diritti e tutele alle persone che per vivere hanno bisogno di lavorare, e, proprio in questo senso, la giornata del Primo di maggio parla a tutto il mondo”.
Maurizio Landini torna così ad affrontare uno dei temi fondamentali per restituire dignità al lavoro: “È aumentata la precarietà, ci sono tante forme di lavoro precario, i giovani e le donne stanno pagando un prezzo pesantissimo, ma adesso, così come tanti anni fa si lanciò l’idea di ridurre l’orario di lavoro, è venuto il momento di costruire un lavoro di qualità, che dia dignità alle persone e che rimetta al centro cosa si produce, perché lo si produce, con quale sostenibilità ambientale. Soprattutto occorre combattere le grandi diversità e le grandi ricchezze che si sono accumulate nelle mani di pochi. C’è un punto che va rivendicato con forza: chi crea la ricchezza è chi lavora. Molto spesso, invece, la finanza distrugge la ricchezza creata da chi lavora mentre oggi il problema è redistribuire equamente la ricchezza che il lavoro produce. Allo stesso tempo è tempo di ridare un significato e un senso al lavoro che viene realizzato dalle persone”.
Come ad esempio nel caso del lavoro di cura e di quello dell’istruzione che “diventano decisivi per cambiare la qualità dello sviluppo. Noi, nel nostro Paese, vogliamo utilizzare intelligentemente le risorse che finalmente l’Europa ha messo a disposizione. Vogliamo creare lavoro, vogliamo creare un nuovo modello di sviluppo, vogliamo fare in modo che i diritti fondamentali della persona, dal diritto alla salute, al diritto all’istruzione, al diritto a un lavoro dignitoso e non precario non siano un obiettivo irraggiungibile ma siano ciò che quotidianamente si vuole e si può realizzare. Per tutte queste ragioni – conclude il segretario generale della Cgil – auguro ai giovani, alle donne, ai pensionati e a tutti quelli che assieme a noi vogliano cambiare questa situazione un buon primo maggio di lotta e mobilitazione”.
(Collettiva, 01/05/2021