Un articolo de La Repubblica riporta le ultime esternazioni della Ministra Giannini. In perfetta linea politica con Moratti e Gelmini, conferma, a quanti ancora avessero dei dubbi, il fatto che NON CONOSCE la scuola nè chi ci lavora, se non per luoghi comuni, banalità o forse colpa del cattivo funzionamento dello staff informativo di riferimento. Questo se ipotizziamo almeno la buona fede.
Potremmo ribattere:
1. La produzione di conoscenza è un processo trasparente, dove non è possibile nascondere niente, per cui il difetto di produzione, ancorchè minimo, risultra evidente e amplificato. Eventuali profili di scarsa competenza sono comunque statisticamente molto bassi. Altrimenti avremmo file di genitori in rivolta fuori le scuole.
2. Le comunità di apprendimento hanno dei meccanismi di correzione dei processi. Si potrebbe lavorare agevolmente su quelli, anzichè crocifiggere qualcuno. Forse lo sforzo progettuale sarebbe insostenibile per i grandi scienziati che presiedono al governo del sistema? O un grande paese come il nostro non potrebbe rimediare qualche spicciolo per gratificare migliaia di lavoratori, ora vessati da impoverimento progressivo sia delle retribuzioni che delle condizioni di lavoro?
3. Si potrebbe pensare ad un sistema di formazione del personale e magari farlo davvero, con un piano triennale di investimenti di berlingueriana memoria?
4. In cosa avrebbe sbagliato il sindacato esattamente? Avere un contratto, cioè un insieme di regole condivise, dovrebbe essere il promo obiettivo di chi gestisce un sistema complesso come quello che disegna il futuro pensante del paese!
A noi il futuro piace ancora immaginarlo! E siamo convinti che possa ancora essere migliore con una scuola che funziona meglio,con un’università che consolidi intelligenze e saperi, con una ricerca che continui ad esplorare il mondo.