Un fondo di garanzia per i precari dell’università

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Le forze parlamentari intervengano urgentemente e inseriscano il provvedimento in sede di conversione del Decreto legge “Cura Italia”.

Il Ministro Manfredi, in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero, parlando del personale precario ha affermato che nelle università vi sono validissimi talenti a cui spesso manca un adeguato riconoscimento, annunciando entro maggio l’inizio dei concorsi del piano straordinario di 1.600 RTDb (Ricercatore a tempo determinato tipologia B) emanato nel Decreto Milleproroghe.

Il piano di assunzioni viene sopravvalutato per convenienza politica considerato che è assolutamente inadeguato ad affrontare la drammatica situazione in cui versa oggi l’università a causa dei tagli degli ultimi 10 anni.

L’incertezza sui tempi rispetto alla conversione delle posizioni degli RTDb che devono concludere l’iter dell’ASN, l’impossibilità di proseguire in questa fase la propria ricerca, soprattutto nel novero delle scienze dure, ha delle gravi conseguenze sul personale precario impegnato nella ricerca, soprattutto per coloro che hanno rapporti in scadenza. Il vincolo ai criteri di verifica del lavoro svolto per assegnisti, collaboratori di ricerca, borsisti e RTDA crea, in queste settimane di sospensione delle attività in presenza, una vera e propria cortina di ferro tra le aspettative maturate e l’opportunità di vedere una realizzazione possibile delle stesse, nel pieno fronteggiare di condizioni di economiche e di vita aggravate dall’emergenza, condizione cogente a maggior ragione se si tratta di progetti finanziati da fondi esterni privati o europei, Prin. Un pezzo importante della didattica portata avanti dai docenti a contratto, spesso in assenza di strumentazioni adeguate e con la medesima incognita delle decorrenze dei rapporti di lavoro.

L’assenza del Ministro nell’azione governativa per far fronte a queste necessità impellenti di uno degli assi centrali del sistema universitario porta, non da oggi, gli atenei a compiere scelte differenziate oppure ad attendere linee di indirizzo operative che stentano ad arrivare di giorno in giorno.

Entrambe le situazioni non fanno che indebolire la ricerca sulla pelle dei precari, senza una soluzione uniforme e armonica che dia al sistema le giuste e adeguate risposte al fine di rendere effettiva la valorizzazione delle migliaia di talenti che lavorano nei dipartimenti.

La vicenda dell’ateneo padovano, dove l’amministrazione ha posto in discussione la sospensione dei contratti degli assegnisti di ricerca per cause di forza maggiore, non fa che mettere alla luce l’assenza di guida degli atenei in questa fase da parte del titolare del MUR.

La FLC CGIL ritiene indispensabile che le forze parlamentari intervengano urgentemente nelle battute finali in sede di conversione del Decreto “Cura Italia” al fine di prevedere un fondo nazionale di garanzia, a cui gli atenei possano attingere in base alle esigenze, per far fronte alle coperture economiche necessarie alle proroghe contrattuali, nonché un intervento del Governo presso gli organismi europei al fine di far slittare i termini per le rendicontazioni dei progetti di ricerca.

Conseguentemente è necessario, senza annunci privi di sostanza, dare subito impulso normativo ed economico per avviare un piano straordinario di assunzioni per assorbire il precariato storico che continua a reggere da anni un segmento fondamentale della ricerca, della didattica e dell’innovazione di questo Paese.

(FLC Nazionale)